Le nuove valutazioni della Scuola primaria volute dall’ex ministra Azzolina incrementano solo la burocrazia: giudizi pregni di “parole vuote” e che alimentano, come la Dad, la dispersione scolastica. Occorre invece il tempo pieno e una seria riforma radicale dell’Istruzione obbligatoria e non solo


 — Giuseppe Stella —

La nuova pagella delle primarie è un concentrato di parole “vuote”, che spesso non corrispondono alle reali capacità del bambino, mutevoli di momento in momento, che i maestri hanno davanti. Questo perché scrivere un giudizio sulle competenze varie e diverse acquisite nelle materie di studio ed approfondimento richiede un insegnamento personalizzato sotto ogni aspetto, con approcci socio-pisco-pedagogici mirati e per ogni disciplina, ma soprattutto differenziati da individuo a individuo. Cosa che non avviene e non è possibile fare  per molteplici ragioni di carattere pratico-operativo e per il tempo necessario da applicare a tale tipo di valutazione (occorrono semmai metodologie didattiche semplificate che riguardano l’insegnamento e adeguate al bisogno). Infatti, ogni bambino è diverso dagli altri e per ognuno di essi si dovrebbe redigere (in sintonia con questi giudizi) un percorso didattico-educativo particolareggiato e adeguato alle capacità individuali, agli interessi e alle specificità cognitive variabili da soggetto a soggetto. Inoltre, questo tipo di pagelle, alquanto cervellotiche (a dir poco), aumentano a dismisura la burocrazia già esistente nella scuola, tanto che ogni docente per realizzare i suoi giudizi in modo consono e corretto dovrebbe studiare e analizzare ogni alunno in tutte le fasi della sua crescita e le plurime conoscenze acquisite e circostanziate, che sono varie e specifiche materia per materia. Insomma, un insegnante che ha una classe di 20 o 25 alunni come fa a fare lezione, spiegare e portare i bimbi a capire ciò che fanno di volta in volta (uno per uno), correggere i lavori che eseguono giornalmente, sia a scuola che a casa, tenere bada la classe stessa (quando ci riesce) e poi formulare i giudizi, tenendo conto degli obiettivi, anche mutevoli, che ogni alunno raggiunge? Una fatica di Sisimo pressoché impossibile i cui risultati non sono facilmente accessibili a causa di un’idea sostanzialmente utopica del metodo valutativo prescelto. Le conoscenze acquisite da parte dei discenti non sono certo agevoli da verificare col sistema adottato da questa’anno nelle sole primarie. E’ come se uno dovesse dare anziché una valutazione singola per materia, ad esempio Italiano, una pluralità di giudizi, ben sette diversi su: comprensione,, ascolto, parlato ecc… ecc… E così dicasi per le altre discipline. Mi pare che questa nuova ordinanza non sia la panacea dei mali della scuola ma al contrario solo un eccessivo aggravamento del preesistente stato comatoso dell’Istruzione pubblica e della burocrazia già imperante nel settore. La Scuola Italiana ha bisogno di ben altro: in particolare di una riforma globale della didattica e non delle valutazioni che sono la relazione finale di un progetto mirato e concatenato in favore dei ragazzi e l’ultima cosa a cui pensare. Il tempo pieno, ad esempio, sarebbe la prima riforma da realizzare per consentire a tutti gli studenti di poter esercitare realmente il diritto allo studio che la Costituzione italiana garantisce a tutti indistintamente con l’assistenza gratuita ai ragazzi nel pomeriggio di insegnanti qualificati, ragazzi che a casa non hanno gli aiuti indispensabili per rielaborare i contenuti delle discipline a causa della cosiddetta “povertà educativa” ereditata delle loro famiglie di appartenenza, quelle particolarmente disagiate. E sono proprio questi utenti della scuola che, messi alle strette e privi di supporti necessari e fondamentali, spesso abbandonano la Scuola dell’Obbligo anzitempo, incrementando di molto la dispersione scolastica che soprattutto al Sud ha raggiunto livelli preoccupanti.

Occorrerebbe dunque una decisa svolta e riformare la Scuola in toto a partire da quella dell’infanzia per finire all’Università: il tutto per consentire al nostro Paese di acquisire maggiore credibilità e scalare le classifiche internazionali che ci vedono al penultimo posto come qualità dell’Istruzione pubblica, una cenerentola negletta sinora abbandonata da tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi 20-30 anni. E’ giunta l’ora di svegliarsi e bisogna fare in fretta e bene!!!

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